Monumenti
IL SANTUARIO
La Chiesa Madre si affaccia sulla Piazza Umberto I in forma asimmetrica molto allungata e, seppur priva di elementi ornamentali di rilievo, con le sue linee architettoniche semplici ed essenziali, suggerisce un misurato senso di equilibrio ed una serena visione carica di un fascino particolare e di memorie antiche.
L’impianto originario era costituito da una piccola cappella fatta erigere dal conte Ignazio Pilo Giardina nella seconda metà del 1799 al servizio della tonnara, rappresentata già in quel tempo da un nucleo consistente di pescatori residenti. La navata centrale è sorta nel 1813, circa un anno dopo l'assegnazione di un Cappellano Sacramentale permanente. Ma l'intero complesso è stato fortemente voluto da tutto il popolo che, in seguito all'acquisizione delle due casette attigue, sotto la guida spirituale del curato, Don Pietro Mannino, ha provveduto alla loro unificazione e ristrutturazione fino all'odierna conformazione, gravando per larga parte su risorse molto precarie, a partire dal 1860.
Con la proclamazione dell'autonomia (1 gennaio 1855) gli isolani cominciarono a misurarsi con la nuova dura realtà politica consapevoli di dover contare soprattutto sul proprio indomito spirito di volontà e di sacrificio per dare risposte certe ed immediate al corso della nuova storia.
Nel 1903, sotto l'impulso ed il sostegno di tutta la comunità e dello stesso Curato, è stato possibile completare, mediante profonde modifiche e sostanziali rimaneggiamenti, le opere di ampliamento della Chiesa (simbolo della nuova entità autonoma); dapprima con l'edificazione della navata di destra con tre cappelle e dell'altare maggiore e, successivamente, della navata di sinistra con altrettante cappelle. Quasi contemporaneamente, si provvedeva al rifacimento del campanile ed al livellamento del piano della chiesa con quello di calpestio della piazza antistante. Il collocamento di un orologio meccanico a forma circolare nella parte inferiore del campanile ripristinato era già avvenuto qualche anno prima.
In origine, dunque, il nuovo edificio presentava una configurazione armonica di linee semplici ed essenziali. Un grande portone centrale, affiancato da due portali gemelli, più piccoli ma altrettanto maestosi, adorni di finti pilastri a capitello, ed un fastigio geometrico di stile settecentesco a rilievo, spezzato da una piccola nicchia, erano gli unici elementi che conferivano alla struttura un dignitoso aspetto sacrale. Ma la sua vera peculiarità è da sempre rappresentata da un timpano a forma triangolare che, con il sopralzo di una grande croce in ferro, costituisce ancora oggi l'elemento più caratterizzante dell'intero impianto.
Il campanile, situato sul lato destro, era costituito da un vano non molto elevato ad una sola apertura frontale arcuata nella quale si stagliava una campana dall’aspetto austero ma, a memoria dei più anziani, dal suono ricco e profondo. Esso si concludeva prospetticamente con il suggestivo coronamento di un arco in ferro battuto sormontato da una banderuola segnavento al cui interno due campanelle evocavano un tocco di religiosa semplicità.
In tempi assai recenti (1993) la torre campanaria è stata nuovamente ristrutturata in forma molto allungata a due ripiani. Il primo, in basso, è il più lungo ed ospita due campane collegate, nella parte sottostante, ad un orologio elettrico a forma quadrata per il rintocco delle ore e dei quarti. Presenta due aperture rettangolari con disposizioni prospettihe frontale e lato chiesa, entrambe impreziosite da una balconata sormontata da sei sottili ed eleganti colonnine. Il secondo vano, in alto, ha forma quadrata e si apre ai quattro lati con relative finestre, bipartite ad arco da piccole e suggestive colonne marmoree a capitello. La copertura finale è rappresentata da quattro balzi molto prominenti, uno per lato, a forma di triangolo isoscele, che hanno sostituito l'arco in ferro battuto accentuando così il motivo geometrico dominante di tutto l’edificio.
La facciata, definita da brevi cornicioni in rilievo, è priva di altri elementi architettonici quali lesene od in genere altri fatti chiaroscurali ma si presenta sapientemente impreziosita da tre aperture a tutto tondo che sovrastano i tre portali ad armonico richiamo della forma triangolare del timpano che ne conclude la parte superiore, conferendo all’insieme uno stupendo equilibrio di forze ed un composto effetto di semplicità e di grazia.
Ai lati ed al centro finti capitelli a rilievo poggiano su altrettanto finti pilastri scanalati il cui effetto volumetrico si ripercuote sulle linee longitudinali dell’intera struttura creando, in uno scoperto ritmo architettonico, un gioco di spazialità e profondità davvero suggestivi.
Un tempo l’ingresso principale, più ampio, era sovrastato da una nicchia di modeste dimensioni, adorno di un breve festone. Recentemente essa è stata sostituita con il caratteristico motivo di fondo, un triangolo isoscele a balzo, mentre la parte centrale dell'area sottostante il campanile è stata arricchita di una cornice in rilievo dentro la quale raffinate piastrelle policrome riproducono l'effige di una Madonna con Bambino.
All'interno la Chiesa presenta il tipico schema a basilica a tre navate separate ciascuna da altrettante colonne. Nelle navate laterali trovano posto altari di santi ed, in particolare, l'altare della Madonna delle Grazie.
Sulla volta a botte della navata centrale, sopra l'altare maggiore, fino agli inizi del XIX secolo si poteva ammirare il quattrocentesco affresco della Madonna della Tonnara; fino a quando, cioè, a causa del forte deterioramento dovuto all'umidità, si è reso necessario sostituirlo con una bella pala d'altare ispirata allo stesso soggetto. In essa la Madonna è rappresentata assisa su uno scanno in legno con il Bambino sulle ginocchia fra gli Apostoli Pietro che reca le chiavi del Paradiso ed Andrea con la croce del martirio e dei pesci in mano.
La sostituzione è avvenuta nel 1928 su commissione di una certa signora Anna Lucido in Virga e di altri fedeli del luogo.
L'opera reca la firma del pittore Eustachio Catalano, artista palermitano di formazione colta che si ispirò alla pittura raffaelliana per la grazia quattrocentesca della sua Madonna, l'armonioso ritmo volumetrico della composizione e la precisa interpretazione prospettica dello sfondo nel quale si scorgono il paese e l'isolotto.
Oggi il dipinto risalta su un campo visivo di finte, luminose architetture che riproducono fedelmente quelle della navata centrale conferendo così al Coro e di riflesso a tutto l'interno spazi e profondità prima insospettabili. Il lavoro è stato eseguito nel 1993 dal maestro Vincenzo Ventimiglia, autore tra l'altro di tutta la decorazione pittorica del presbiterio con i temi dell'Annunciazione e della Visitazione, realizzati con tecniche particolari molto antiche.
Risalgono al 1903, invece, gli interventi di restauro e di abbellimento effettuati nella navata centrale dal maestro Giovanni Giambecchina che sulla sua volta ha eseguito anche l'affresco della Vergine Maria di classica sobrietà.
Nel 1993 la Chiesa della Madonna delle Grazie è stata completamente rinnovata ed il 2 luglio 1995 proclamata 'Santuario' da Mons. Salvatore Cassisa, Arcivescovo di Monreale, sotto l'arcipretura di mons. Alonzo Bajada. Nel dicembre di quest'ultimo anno, nella prima navata di destra, è stato collocato un nuovo organo di fattura interamente artigianale e dotato di circa 200 canne e 12 registri, 2 tastiere ed una pedaliera.
In una cappella laterale, a sinistra dell'altare maggiore, troneggia il bel simulacro ottocentesco della Vergine un tempo adorno di moltissimi ex voto d'oro e d'argento. E' rappresentata da una statua in radica di cipresso, alta m. 1,70, ricoperta di biacca e dipinta ad olio. La sua immagine è avvolta da un lungo drappeggio color bordò che scende fino ai piedi lasciando intravedere solo i sandali calzati.
La Madonna delle Grazie è sempre stata la Patrona della Città ed è oggetto di un profondo culto popolare che coinvolge tutto il paese quando, nella ricorrenza festiva del 2 luglio, la sua statua viene portata in solenne processione su un alto fercolo in una atmosfera che conserva ancora oggi aspetti di misticismo e di folklore d'altri tempi.
Opera del Bagnasco è invece la statua dell'Addolorata che oggi si trova nella cappella del Cimitero